giovedì 13 novembre 2014

Se questo è un Pappagallo...



(pubblicato su Pet&The City)
I pappagalli  sono sempre più presenti nelle nostre case, anche se animali selvatici la loro spiccata socialità permette l’entrata in una famiglia eterospecifica. Voglio però sottolineare che non sono animali di “semplice gestione”. I pappagalli volano e solo arboricoli, per questo va predisposto l’ambiente casa in maniera adeguata, e non sono certamente animali da gabbia! Una bella e grande gabbia non è sufficiente. Adottarli pensando siano “più facili” di un cane o un gatto, è un inganno culturale!
Chi già ci vive assieme potrà ben testimoniarlo, non gli manca davvero niente per essere considerati “meravigliosamente complessi”…nemmeno l’uso della parola! Ma questo rende il viaggio relazionale ancora più entusiasmante.
Alcune caratteristiche distintive degli Psittaciformi sono l’essere animali selvatici, volatori, arrampicatori, manipolatori, vocalmente attivi, fortemente sociali ma tendenti alla monogamia e “distruttori”. Ogni caratteristica è associata a predisposizioni fisiche e cognitive. Un esempio è il becco osseo con copertura cornea in continua crescita. Non è un dispetto il mobile del ‘700 rosicchiato, è la loro modalità per consumare la strato corneo in eccesso e avere sempre un becco performante adatto alla loro alimentazione.
La  loro complessa socialità fa si che una vita isolata dai conspecifici risulti riduttiva e sbilanciata nel rapporto con noi umani.
Socialità complessa prevede anche forme comunicative complesse e fasi dello sviluppo con cure parentali prolungate. Le metodiche di allevamento dovrebbero considerare che le fasi di sviluppo di un pullo iniziano in un ambiente poco stimolante, riparato e ricco di calore da contatto con i genitori e altri pulli per poi immergersi in un mondo iperstimolante dopo l’involo. Un allevamento a mano totale, determina spesso problemi di sviluppo psico-fisico dell’animale perché le fasi sono invertite, molto luminoso e rumoroso con manipolazioni a random e spostamenti più volte al giorno mentre dopo l’adozione incombono ore (nostre lavorative) di solitudine con ben poco da fare.
Ma ciò che trovo fondamentale è comprendere bene il loro status di volatori!

La bellezza del volo non sta solo negli occhi di chi guarda ma anche nei loro che possono, attraverso questo metodo di locomozione, riconoscersi, rafforzare la comunicazione, le capacità psico-motorie e la loro autostima. Tagliare, anche solo parzialmente, le remiganti per evitare fughe (sotto mentite spoglie protettive per l’animale) ci da una “tranquillità” che dovremmo perdere se vogliamo convivere con questi animali.
Non sono di nostra proprietà (anche se vengono comprati), non scelgono loro di vivere con noi, sono esseri complessi,  e per questi motivi abbiamo una grande responsabilità quando decidiamo di portarli a casa. Una scelta che richiede impegno e rispetto.
La convivenza uomo-pappagallo può far cadere tanti limiti umani se solo ci si lascia contaminare, come liberarsi dalla ricerca di avere “proprietà”.
L’attrattiva per questi animali deriva probabilmente anche dalla comune motivazione di raccoglitori, la forte spinta emozionale nelle cure parentali, la loro capacità nel creare legami sociali stabili, il continuo “chiacchiericcio”. Ci si può ben riconoscere in questo…
Il senso di proprietà che cerchiamo per sentirci bene, determina deterioramenti nella relazione. Nella relazione tra uomo e pappagallo, i problemi che riscontro maggiormente sono aggressività data da incomprensioni e forzature; incapacità di un animale di riconoscere in sé stesso la specie a cui appartiene; la poca autonomia e la poca fiducia e stima che l’umano ripone nell’animale credendo di dovergli risolvere ogni problema e facilitandogli la vita in ogni quando e dove. Al contrario, prendersi cura di un animale vuol dire renderlo autonomo in modo che possa “cavarsela da solo”, educare significa sviluppare la sua capacità risolutiva e di adattamento, la sua socialità nelle più disparate situazioni.
Dovremmo porci come obiettivo quello di creare un sistema famiglia allargato in cui noi insegniamo e apprendiamo allo stesso tempo da loro, condividendo ambiente, attività, quotidianità con un occhio eco-etologico, facendoci sorprendere dalle loro capacità cognitive e comunicative, lasciandoci contaminare in una cultura relazionale lontana dalla concezione del controllo dell’animale, che non pone l’uomo al di sopra di tutto ma l’animale umano in mezzo agli altri animali.